Grazie alla politica di coesione “dialoga con il mare”, alla base della collina di Servola, in provincia di Trieste, cinque anni fa è stato costruito un nuovo depuratore. È il più importante del Friuli Venezia Giulia: più di 34mila metri quadrati e una capacità di trattare quotidianamente tra gli 80mila e i 100mila metri cubi di reflui.
L’opera sostituisce il vecchio depuratore di Barcola, spento nel 2016 dopo 36 anni di trattamento delle acque reflue, per – tra le altre cose – migliorare le condizioni ambientali della zona.
Il progetto ha permesso il superamento di una procedura di infrazione comunitaria che pendeva sulla regione Friuli-Venezia Giulia dal 2008. Per realizzarlo è stato necessario un finanziamento di 50 milioni di euro, di cui 30 provenienti dai Fondi di coesione del ciclo di programmazione 2014-2020.
All’interno del depuratore, il trattamento biologico viene effettuato a terra, come previsto dalla normativa europea. Il processo depurativo, invece, è calibrato in base alle necessità di mantenere l’equilibrio dell’ecosistema marittimo della zona del Golfo di Trieste. Per farlo, vengono utilizzati dati forniti da Ogs e Arpa.
E’ altamente automatizzato. Di giorno è tenuto sotto controllo da 10 persone, mentre di notte è monitorato da remoto.
L’opera, con una capacità di trattamento reflui di 2,02 mc/s, fa parte di un disegno più grande. La regione, infatti, intende ammodernare l’intero sistema fognario-depurativo di Trieste, che al momento conta 370 chilometri di condotte fognarie e 60 di canali e torrenti tombati.