La misura istituita con il decreto Sostegni permetterà di accedere a finanziamenti agevolati alle realtà che presentano prospettive di ripresa, anche se in amministrazione straordinaria, e si aggiunge agli altri strumenti di salvaguardia e garanzia varati nei mesi scorsi con la collaborazione di Invitalia e SACE.
I temi
- Il nuovo fondo all’interno del Dl Sostegni
- Le condizioni per accedere
- I passaggi per la piena operatività
- Gli altri strumenti per le grandi aziende in difficoltà.
Con il varo del decreto Sostegni, entrato in vigore lo scorso 23 marzo, il governo ha messo sul piatto 32 miliardi di euro per cercare di dare ossigeno a imprese, professionisti, lavoratori autonomi e operatori economici colpiti dagli effetti dell’emergenza Covid. Lo sforzo maggiore è stato rivolto alle piccole realtà alle prese con chiusure e limitazioni legate alle misure anti-contagio: oltre un terzo dello scostamento di bilancio, cioè 11 miliardi di euro, è infatti destinato a contributi a fondo perduto per titolari di partita Iva che svolgono attività d’impresa, arte o professione, nonché per tutti gli enti non commerciali e del terzo settore, in base alle perdite di fatturato subite.
Se da un lato l’azione dell’esecutivo si è dedicata soprattutto a sostenere le piccole attività e a provvedimenti di contrasto alla povertà, dall’altro sono state prese anche alcune iniziative per aiutare le grandi realtà produttive. La più importante è la creazione di un fondo da 200 milioni di euro per il sostegno delle grandi imprese temporaneamente in crisi a causa dell’emergenza Covid, istituito al Ministero dello sviluppo economico. Questo strumento opererà attraverso la concessione di prestiti diretti alle aziende, aggiungendosi a quelli già esistenti che prevedono garanzie pubbliche.
Il nuovo fondo è destinato soltanto alle grandi imprese, cioè quelle con almeno 250 dipendenti e un fatturato superiore ai 50 milioni di euro o un bilancio oltre i 43 milioni di euro (escluse le realtà del settore bancario, finanziario e assicurativo). Non saranno erogati contributi a fondo perduto, bensì prestiti agevolati da restituire entro cinque anni e finalizzati ad assicurare la continuità operativa delle attività.
L’altra condizione da rispettare per accedere ai finanziamenti è l’essere “temporaneamente in difficoltà”. Rientrano in questa definizione, secondo l’articolo 37 del decreto Sostegni, le imprese che presentano flussi di cassa prospettici inadeguati a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate o che si trovano in situazione di “difficoltà” come definita all’articolo 2, punto 18, del Regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione del 17 giugno 2015, ma che presentano prospettive di ripresa dell’attività. Sono escluse però le imprese che si trovavano in questa situazione prima del 31 dicembre 2019. Possono invece accedere al fondo del Mise le imprese in amministrazione straordinaria. In questo caso i finanziamenti saranno rivolti alla gestione corrente, alla riattivazione e al completamento di impianti, immobili e attrezzature industriali o ad altre misure inserite nel programma presentato dall’azienda.
Il nuovo fondo è di fatto istituito, ma manca ancora della piena operatività. Occorre infatti un decreto attuativo del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze che definisca criteri, modalità e condizioni per l’accesso: questo testo dovrà approvato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto Sostegni. Andrà definita anche la gestione del fondo, che il Mise potrà decidere di affidare a organismi in house. Altro passaggio necessario è l’autorizzazione della Commissione europea chiamata a valutare la rispondenza della misura alla normativa sugli aiuti di Stato. I tempi quindi non si annunciano rapidi.
In attesa della piena operatività, le grandi imprese messe in difficoltà dalla pandemia hanno comunque a disposizione altri strumenti di sostegno definiti nei mesi scorsi. Il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa, istituito con il decreto Rilancio e operativo dallo scorso 2 febbraio, ha una dotazione di 300 milioni di euro. Opera acquisendo (attraverso Invitalia) partecipazioni di minoranza nel capitale di rischio di imprese in difficoltà che propongono un piano di ristrutturazione che garantisca continuità e salvaguarda dell’occupazione, e finanzia programmi di ristrutturazione anche attraverso il trasferimento di impresa. Possono accedervi tutte le realtà con oltre 250 dipendenti.
C’è poi Garanzia Italia, programma che eroga finanziamenti (con garanzia di SACE tra il 70% e il 90% e la controgaranzia dello Stato) alle attività danneggiate dall’emergenza Covid. La manovra 2021 ha prorogato l’operatività della misura introdotta dal decreto Liquidità ormai un anno fa, portandola fino al 30 giugno 2021 per le aziende Mid Cap, quelle cioè con un numero di dipendenti compreso tra 250 e 499. Queste realtà possono ottenere la garanzia da SACE a titolo gratuito fino alla copertura del 90% del finanziamento, per un importo massimo fino a 5 milioni di euro.