Il settore siderurgico chiude i primi 8 mesi dell’anno con una produzione superiore del 27% rispetto al 2020 (16,3 milioni di tonnellate di acciaio), dato migliore anche dei livelli pre-covid (+6,1% sul 2019). Questi i dati emersi a fieramilano Rho, durante l’assemblea di Federacciai.
Il tema chiave dell’incontro è stata la necessità di impostare un piano siderurgico nazionale. “Siamo al punto zero: le materie prime mancano e i prezzi esplodono, la siderurgia ha bisogno di un piano – afferma Alessandro Banzato, presidente dell’associazione – Ogni giorno l’energia costa di più, questo impatta sui costi in maniera importante. Avevamo proposto di calmierare in qualche maniera il prezzo della C02 che impatta fortemente, è un tema che va discusso a livello di commissione europea, i costi sono al limite dell’insostenibile“.
Concorda con lui Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Il quale, a proposito dei danni che l’industria sta riportando a causa della transizione ecologica, spinge su una scelta che vada a riorganizzare la siderurgia italiana. “L’industria è attenta all’ambiente e condividiamo gli obiettivi ma devono avvenire nell’ambito di una governance mondiale. Noi siamo campioni europei nel recupero e nel riciclo ma questo non viene mai evidenziato” ribadisce Bonomi nel corso dell’incontro.
Il rischio legato alla transizione sembra quindi essere una crisi del sistema industriale “Per tali ragioni serve a mio avviso una maggiore gradualità che dia il tempo sia per sviluppare soluzioni tecniche e consolidarle che per adottare azioni di politica industriale attraverso interventi ad hoc per la transizione per sostenere e accompagnare le imprese” la conclusione di Banzato.