Tre progetti di Gigafactory, +199% di vendite di auto elettrificate nel 2021 e un’accelerazione spinta verso l’installazione dei punti di ricarica. La strada italiana del cambiamento della mobilità è già tracciata, ma serve investire su tecnologia e ricerca. E’ la fotografia scattata dal rapporto di Fondazione Symbola ed Enel ‘100 Italian E-Mobility Stories 2023’, nel quale si raccontano le storie di un centinaio di aziende di italiane che hanno scelto di abbracciare la sfida della decarbonizzazione dei trasporti. Un settore che, come ha ricordato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, “a livello europeo genera circa il 20% delle emissioni totali di anidride carbonica”. Serve quindi “un impegno a tutto tondo”, sia per stimolare l’innovazione, ma anche per cambiare “i nostri stili di vita” nell’ottica della sostenibilità. L’industria italiana in questo settore, ha spiegato il ceo e general manager di Enel, Francesco Starace, “è vitale” e “non teme l’elettrificazione”, anche perché “non c’è alternativa” alla “rivoluzione dell’auto a batteria”. Insomma, ci vanno “coraggio e decisione”.
Attualmente nel mondo circolano quasi 20 milioni di veicoli elettrici per passeggeri, 1,3 milioni di veicoli elettrici commerciali e oltre 280 milioni di ciclomotori, scooter e motocicli elettrici. Nel 2021 l’Europa ha registrato un aumento del 65,7% delle immatricolazioni di auto elettriche o a bassissime emissioni (Ecv) rispetto al 2020 e l’Italia ha chiuso il 2021 con un aumento delle vendite di auto elettrificate (ibride ed elettriche) del 199% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il 38,4% del totale immatricolato. Numeri importanti, se si considera che nel 2019 la produzione italiana di auto elettriche era pari allo 0,9% di quella complessiva mentre nel 2021 superava il 40%. Per questo, ha spiegato Urso, “è indispensabile supportare la riconversione e il consolidamento dell’automotive italiano così da garantire la sostenibilità dal punto di vista ambientale, senza trascurare quella economica e sociale”.
A supporto dello sviluppo della produzione di mezzi elettrici, della realizzazione di una filiera nazionale delle batterie e per imprimere un’accelerazione allo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, il Mimit, ha ricordato Urso, ha messo a disposizione due strumenti. Il primo è il Fondo Automotive “con una dotazione di 8,7 miliardi di euro dal 2022 al 2030” e, il secondo, “è il Pnrr che ha previsto 800 milioni di euro”.
Dal 2035 – come ha stabilito l’Ue – non sarà più possibile produrre auto con motori a combustione interna, ma “questa data”, ha detto Starace “prende atto di una cosa che è già partita”. Per il ceo di Enel non c’è alcun timore di cosa accadrà sul fronte dell’occupazione, quando sarà necessario riconvertire totalmente la filiera all’elettrico. “Non è vero che si perdono posti di lavoro – ha detto – anzi, se ne creano di più e probabilmente la cosa risulterà meno complessa e traumatica di ciò che sembra oggi”. Quanto ai costi delle auto, per Starace sarà necessario considerare i volumi di produzione, anche perché “se si osserva come sono fatte un’auto elettrica e una a motore dal punto di vista ingegneristico, si capisce” che la prima “è intrinsecamente meno cara, c’è poco da fare”.