I contratti di lavoro a tempo determinato sono oggetto di continue modifiche da parte del Governo e spesso subiscono i ritardi dei destinatari delle deleghe legislative che non operano nei tempi previsti. In particolare ricordiamo le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratoti che dalla data di entrata in vigore della norma nel 2023 non hanno individuato le condizioni specifiche che consentono ai lavoratori di prorogare i contratti a termine oltre la soglia dei 12 mesi fino a un massimo di 24.
“Fino al 30 aprile, in via transitoria, la suddetta proroga era possibile a livello aziendale – spiega Salvatore Baldino, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – attraverso contratti individuali che specificavano esigenze tecniche, organizzative e produttive”.
Con un emendamento al D.L.vo n.81/2015 viene spostato il termine per l’individuazione delle ragioni aziendali in un contratto individuale al 31 dicembre 2024. Una proroga fondamentale per mantenere l’utilizzo del contrato a tempo determinato dopo il primo rinnovo. “L’emendamento chiede un accordo tra datore di lavoro e lavoratore per individuare le esigenze aziendali – prosegue Salvatore Baldino – sottolineando però che le esigenze tecniche organizzative e produttive sono meglio conosciute dall’imprenditore”.
È consigliabile però, che nel contratto individuale siano ben definite dal datore di lavoro le causali con spiegazioni legate alla temporaneità. La norma fissa poi un limite massimo di 24 mesi per i contratti a termine, precisando che eventuali controversie potranno risolversi esclusivamente entro questo limite massimo.