Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che disciplina il nuovo strumento di compliance costituito dal concordato preventivo biennale. Il nuovo strumento, però, sarà operativo solo dopo l’approvazione di alcune disposizioni di attuazione.
“Particolarmente rilevante, vista la sua capacità di limitare l’accesso al concordato, è una previsione di cui all’art.10 del decreto – spiega Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti – che inibisce l’accesso al concordato ai contribuenti che nel periodo d’imposta precedente a quello cui si riferisce la proposta hanno debiti tributari pari o superiori a 5.000 euro”.
Di conseguenza, il contribuente autonomamente dovrà verificare la non sussistenza di tale causa ostativa. In caso contrario, avrà comunque la possibilità di estinguere le proprie pendenze con il Fisco in modo da poter accettare la proposta e trovare un accordo sul reddito per il biennio 2024-2025.
Quali sono i debiti rilevanti che non consentono di fruire della novità?
“La disposizione all’art.10 del decreto fa espresso riferimento ai debiti amministrati dall’Agenzia delle entrate. Restano quindi esclusi i debiti relativi ai tributi locali. Per verificare che l’ammontare del debito complessivo non abbia raggiunto il limite di 5.000 euro – prosegue Marco Cuchel – devono essere compresi gli interessi e le sanzioni, ma anche i contributi previdenziali”.
Inoltre, secondo la disposizione, i debiti devono essere definitivamente accertati con sentenza irrevocabile o con atti impositivi non più soggetti a impugnazione.