Coprono il 31% delle terre emerse del Pianeta, ospitando circa l’80% della biodiversità terrestre, forniscono servizi essenziali per le nostre vite e svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione del cambiamento climatico. Eppure, su dati Wwf, solo negli ultimi 30 anni sono stati persi 178 milioni di ettari di foreste a livello mondiale, tre volte la superficie della Francia. Anzi, secondo una recente indagine elaborata dalla World Animal Foundation, pubblicata in occasione della Giornata internazionale delle foreste, ogni minuto vengono abbattuti circa 2400 alberi a livello globale, 144mila all’ora, oltre 3 milioni al giorno e più di 1 miliardo ogni anno. Tra le molteplici iniziative adottate nell’ambito del Green Deal europeo, che ambisce a rendere l’Unione Europea il primo continente a impatto ambientale zero entro il 2050, il Regolamento 2023/1115 sulla deforestazione e sul degrado ambientale riveste sicuramente un ruolo chiave, anche per l’impatto che avrà nel breve periodo sulle attività di molte aziende italiane. A partire dal dicembre 2024, data di applicazione effettiva del regolamento, quando esportano o immettono sul mercato dell’Ue olio di palma, bovini, soia, caffè, cacao, legno e gomma o prodotti derivati quali carni bovine, mobili o cioccolato, le imprese dovranno esercitare una rigoroso impegno nel dimostrare che tali prodotti non contribuiscono alla deforestazione o al degrado forestale.
Se le misure imposte dal Regolamento non sono una novità per gli operatori della filiera del legno-arredo (già interessata dal Regolamento cosiddetto EuTr), il nuovo Regolamento sulla deforestazione (EuDr) riguarderà, tra le altre cose, un maggior numero di prodotti derivati e sarà applicabile anche alle piccole e microimprese. “L’approccio e le motivazioni della nuova normativa sono senza dubbio condivisibili: l’Ue è stato il primo al mondo ad attuare una normativa contro il taglio illegale delle foreste, usata come faro ed esempio per Paesi come Usa, Giappone e Australia”, spiega Alessandro Calcaterra, delegato FederlegnoArredo alle Foreste e Certificazioni forestali e presidente di Fedecomlegno di FederlegnoArredo. Il regolamento EuTr “già inseriva tutti i controlli di legalità su prodotti importati extra Ue e sul mercato di origine europeo. Con verifiche tanto più stringenti quanto più il Paese di provenienza era a rischio deforestazione”. Ma, applicare ora “obblighi anche a tutti i prodotti esportati risulta ridondante e molto impattante sulla competitività delle imprese europee”, bolla parlando a GEA. Si tratta, per Calcaterra, di “un vero mostro burocratico difficile da gestire” e che “renderebbe inapplicabile una norma di cui si condividono appieno la finalità e gli intenti”.
Di fatto, dal 30 dicembre 2024, alcuni prodotti e materie prime potranno infatti essere messi a disposizione del mercato dell’Unione soltanto se a ‘deforestazione zero’, ossia a condizione che non siano stati fabbricati su terreni oggetto di deforestazione o degrado forestale successivamente al 31 dicembre 2020. Tali materie prime e prodotti dovranno anche essere conformi alla legislazione del paese di origine, e occorrerà presentare una specifica dichiarazione di due diligence volta a dimostrare il rispetto delle obbligazioni stabilite dal Regolamento. Per la filiera del legno-arredo, assicurarsi che le materie prime e i prodotti interessati non provengano da terreni oggetto di deforestazione richiederà uno sforzo notevole, soprattutto in termini di tracciabilità. “E’ un dramma per una filiera complessa come quella del legno-arredo fatto principalmente di piccole e medie imprese che si troveranno ad assemblare in un manufatto diverse tipologie di prodotto, acquistate da svariati fornitori, dovendo tracciare le informazioni di geolocalizzazione e successivamente utilizzarle per poter compilare la dichiarazione di Due Diligence per esportare un prodotto”, spiega parlando a GEA-Green Economy Agency. Le imprese saranno infatti tenute a raccogliere specifiche informazioni, che comprenderanno la geolocalizzazione di tutti gli appezzamenti di terra su cui sono state prodotte le materie prime interessate. Perché, di fatto, “qualsiasi ipotesi di deforestazione o degrado forestale degli appezzamenti interessati impedirà l’immissione delle materie prime e i prodotti interessati sul mercato dell’Unione”.
Per questo, FederlegnoArredo ha fatto proprie le richieste avanzate in sede europea da tutte le associazioni di categoria del legno-arredo che, in una nota congiunta, hanno chiesto di ritardare, almeno di un anno, l’entrata in vigore dell’EUDR. Allo stesso tempo, la richiesta è che la Commissione Europea classifichi urgentemente i Paesi a basso rischio. Altro nodo del regolamento, infatti, è la comparazione di tutti i Paesi (all’interno e all’esterno dell’Ue) allo stesso livello di rischio associato alla deforestazione e al degrado forestale. “L’analisi comparativa del livello di rischio dei Paesi e l’identificazione dei Paesi a basso rischio è una parte centrale” spiegano da Federlegno-Arredo preoccupati che eventuali ritardi legati a questa classificazione si possano tradurre in costi aggiuntivi e oneri amministrativi per gli attori del mercato.