Le pensioni e le questioni di legittimità

Confermata la riduzione dell’indicizzazione

iStock 1367867683 scaled

La Corte Costituzionale (sentenza n.19/2025) ha respinto le questioni di legittimità sollevate da alcune sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei Conti in merito all’articolo 1, comma 309, della Legge n.197/2022 che ha introdotto una riduzione progressiva dell’indicizzazione delle pensioni, riproponendo un meccanismo già in vigore nel biennio 2020-2021.

“La contestata disposizione prevede che le pensioni fino a quattro volte il minimo ricevano una rivalutazione piena, e che, per i trattamenti superiori – spiega Michela Benna, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – la rivalutazione è progressivamente ridotta fino a un minimo del 32% per le pensioni superiori a dieci volte il minimo Inps. Questa modifica ha sostituito il precedente sistema di indicizzazione per scaglioni, determinando una maggiore riduzione dell’importo finale delle pensioni più elevate”.

Per i Giudici Costituzionali, la norma non viola i principi di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza delle pensioni.

“Secondo la Consulta, la Manovra 2023 è intervenuta in un contesto di alta inflazione – prosegue Benna – imponendo un sacrificio proporzionato e temporaneo ai pensionati con redditi più elevati per garantire una maggiore tutela a quelli meno abbienti.

La sentenza, chiudendo ogni possibilità di revisione della norma, ha ribadito il principio per cui il legislatore può modulare la rivalutazione delle pensioni in base alle esigenze di sostenibilità del sistema previdenziale, senza che ciò configuri una violazione dei diritti dei pensionati.