
Secondo uno studio della Cgia di Mestre è in atto un curioso fenomeno di retromarcia economica, che vede gli imprenditori decisi ad allontanarsi dagli istituti di credito, scegliendo percorsi alternativi per risolvere il problema della liquidità, come l’autofinanziamento o l’accesso ai mercati dei capitali.
“Per anni abbiamo sentito parlare della stretta creditizia imposta dagli istituti bancari, oggi, invece – ha sottolineato Guido Rosignoli, vicepresidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – i dati mostrano che molte imprese, forti dei risultati economici ottenuti, hanno preferito aumentare i risparmi e utilizzarli per finanziare le proprie attività. Molti soci, infatti, hanno scelto di autofinanziarsi, facendo affidamento sugli apporti dei soci e degli stessi imprenditori”.
A fine 2011, i prestiti bancari alle imprese italiane ammontavano a circa 995 miliardi di euro. A fine del 2023, questa cifra era crollata a 666 miliardi, con una riduzione di 329 miliardi, pari al -33%. Allo stesso modo, i depositi bancari delle aziende sono cresciuti da 219 a 519 miliardi, segnando un aumento di 300 miliardi (+137%).
“Questo fenomeno però non ha colpito tutti i Paesi allo stesso modo. Secondo i dati della Banca Centrale Europea – conclude Rosignoli – tra il 2011 e il 2023 il credito alle imprese nell’Eurozona è cresciuto in media del +4,3%. In particolare, Francia e Germania hanno visto un forte incremento dei finanziamenti alle aziende, mentre in Italia la riduzione è stata del -30,9%. Solo la Spagna ha registrato un calo maggiore, -46,7%”.