La siccità dovuta al cambiamento climatico continua a causare danni, rincarati anche dalle ultime scelte del governo Draghi. Ora il turno è quello dei produttori e i professionisti del settore idroelettrico. “La situazione è drammatica: quasi tutte le centrali idroelettriche in Italia, a causa della siccità, sono ferme e quelle che funzionano girano a carico ridottissimo“. Lo afferma Paolo Taglioli, direttore generale di Assoidroelettrica in un’ intervista rilasciata a GEA – Green Economy Agency.
Le previsioni di Taglioli sono drastiche: “Ci aspettiamo un calo del fatturato intorno all’88-90%“. E, andando oltre, con i fiumi del Nord a secco è stimata una perdita del 60% di produzione elettrica per gli impianti sui corpi idrici principali e del 70-75% per quelli sui corpi idrici secondari.
Dando uno sguardo alla situazione del settore idroelettrico in Italia, Utilitalia informa che nel Paese sono attivi circa 4.300 impianti capaci di produrre 46 TWh di energia elettrica all’anno. Sul totale della produzione da fonti rinnovabili, l’idroelettrico fa la parte del leone con circa il 41% e dà lavoro a circa 15.300 addetti. Uno dei punti deboli del settore però è l’età media degli impianti che si aggira intorno ai 70 anni. A rendere ancora più difficile la situazione quest’anno ci si è messa appunto una straordinaria siccità che ha bloccato moltissime centrali. Nel bacino del Po il 90% delle mini centrali idroelettriche lungo i canali di irrigazione è fermo. Lo stop è stato necessario anche per la centrale idroelettrica di Isola Serafini, in provincia di Piacenza, gestita da Enel Green Power: non si riusciva più ad alimentare le turbine che generano elettricità. Secondo Terna nei primi 15 giorni di giugno l’elettricità prodotta dall’idroelettrico in Italia è risultata inferiore di circa il 35% rispetto al 2021. E da febbraio il calo è addirittura del 51,3%. Sempre a causa delle condizioni meteorologiche avverse, a livello di Unione europea, secondo i dati Eurostat, la produzione da idroelettrico tra il 2020 e il 2021 è calata dell’1,2%.
Eppure il settore, con gli opportuni interventi di rinnovamento e di manutenzione, potrebbe conoscere un aumento di potenza di quasi 6.000 MW entro il 2030, si legge nel ‘Contributo economico e ambientale dell’idroelettrico italiano’ realizzato da Althesys per Utilitalia. Battendo questa strada, si potrebbero guadagnare 4,4 Twh di produzione elettrica rinnovabile in un decennio, senza nessun ulteriore impatto ambientale, ed eliminando parallelamente la necessità di emettere più di 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalenti.