Mettere in atto una vera riforma fiscale: è questa la priorità numero uno per ripartire dopo l’emergenza sanitaria. Ne è convinto Andrea Benetti, direttore dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili (ISNEC). Un tema fondamentale, a cui si devono accompagnare i doverosi ragionamenti sul debito pubblico e sul lavoro. “Pnrr e Recovery Fund possono essere un’opportunità, a patto però di saper utilizzare i fondi con oculatezza”, sottolinea ancora Benetti, con cui abbiamo parlato delle prospettive del prossimo futuro.
Quali sono secondo lei le priorità da affrontare dopo l’emergenza sanitaria?
Siamo profondamente convinti che, una volta cessata la fase di emergenza, vi saranno molti fronti sui quali intervenire. La pandemia ha lasciato al nostro Paese una serie di problemi che, già latenti, sono emersi in tutta la loro preoccupante realtà: basti pensare al tema del debito pubblico, già molto alto a febbraio 2020 e ora incrementato di svariati miliardi. Il tema del lavoro, soprattutto quello giovanile, che sarà determinante nei prossimi mesi. E poi la questione che ci sta più cara: la necessità, già impellente prima della pandemia necessaria e ora non più procrastinabile, di una vera riforma fiscale che stravolga e semplifichi un sistema oramai ingestibile e obsoleto.
Da tempo insistete sul tema della semplificazione. In questo momento diventa ancora più importante?
L’importanza della semplificazione era evidente già prima del Covid, oramai da diversi lustri. Ora lo è più che mai: la ricetta della semplificazione, non soltanto quella fiscale, è la ricetta giusta per attrarre investimenti dall’estero, per rendere il nostro Paese più appetibile e per consentire l’inizio di una vera ripresa che ci possa portare fuori da questa fase terribile.
Il Pnrr è una buona opportunità per il nostro Paese?
Se gestito bene lo è di certo. Ci rassicura il fatto che siano, in questa fase, l’esperienza e la credibilità di Mario Draghi a gestirne le pieghe. Banca d’Italia attribuisce alle misure del Pnrr un innalzamento di quattro punti percentuali di Pil nel triennio 2021-2023. Il monito che però giunge da più parti è quello legato alla corretta gestione e utilizzo delle risorse disponibili, che passa attraverso la governance del Pnrr stesso. Il rischio che la macchina decisionale diventi farraginosa è dietro l’angolo, e questo potrebbe mandare in fumo gli effetti positivi che, invece, riteniamo si possano generare.
Di recente avete sostenuto che il Pnrr può essere anche una occasione per ridurre il gender gap. Ci spiega in che modo?
Il Pnrr nella missione inclusione e coesione – politiche attive del lavoro, destina delle risorse alla nuova creazione di imprese femminili, con la creazione del “Fondo impresa donna” ed una serie di strumenti di accompagnamento. Inoltre, ulteriori risorse vengono dedicate alla definizione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere che incentivi le imprese a ridurre il gap di genere. Forse non sarà sufficiente, ma questi primi passi ci sembra vadano nella giusta direzione.
Quanto potrà incidere il Recovery Fund sulla ripresa dell’economia italiana?
Istat e Mef hanno previsto recentemente una crescita che si aggira, per il 2021, intorno al 4,5%. La fiducia delle famiglie è in questo momento ai massimi livelli dal 2018 e i primi due trimestri sembrano essere andati bene, con la manifattura che è ripartita e altri settori al traino. Se ad uno scenario di questo tipo aggiungiamo anche i fondi dei quali disporremo nei prossimi anni ritengo che ci possano essere buone possibilità di una crescita congiunturale favorevole e stabile, a patto che vengano utilizzati nella maniera più opportuna, efficace ed efficiente possibile.
Investimenti e innovazione sono indicati come ingredienti essenziali per la ripresa. E’ d’accordo? E cosa aggiungerebbe a questa “ricetta” per la ripresa?
L’innovazione è un capitolo importante nel Pnrr: per quella riguardante il sistema produttivo sono destinati circa 24 miliardi. Come Isnec crediamo sia un tassello fondamentale per favorire la transizione digitale e l’innovazione delle nostre imprese incentivandone gli investimenti in tecnologie avanzate e ricerca, oltre alla necessaria implementazione delle connessioni ultraveloci in fibra ottica 5G.
Quali istanze vorreste portare sui tavoli istituzionali con l’obiettivo di migliorare il sistema-Paese?
Come Istituto Nazionale Esperti Contabili ci limitiamo ad analizzare con gli esperti del settore la situazione economico-finanziaria e a lanciare qualche proposta a governo e parlamento. Ecco perché, ad esempio, riteniamo che nella riforma fiscale della quale si sta discutendo vada introdotta l’abolizione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive letteralmente detestata da imprese e professionisti soprattutto per il fatto che penalizza le aziende che sostengono costi elevati per lavori dipendente. Riteniamo inoltre necessaria una proroga immediata del Superbonus 110% che ancora oggi, a un anno dalla sua introduzione, stenta a partire come meriterebbe per le incertezze legate alle tempistiche e alla grande mole di documentazione da produrre. Isnec ne chiede la proroga immediata e indistinta a fine 2023.
La pandemia ha in qualche modo cambiato il vostro lavoro? E se sì, in che modo?
Più che cambiato, la pandemia ha stravolto il nostro modo di lavorare. In molti abbiamo scoperto che esistono gli strumenti per ottimizzare il tempo, per razionalizzare gli spostamenti e aumentare di conseguenza la produttività. Questi mesi nefasti ci hanno insegnato che molte delle cose che ritenevamo di dover fare in presenza con altre persone, possono ora essere benissimo fatte dal proprio ufficio o addirittura da casa. Credo che una volta terminata la fase emergenziale, alcune abitudini che abbiamo assunto in tempo di Covid rimarranno nei nostri studi.