Accelerare i progressi nella decarbonizzazione del sistema energetico, creare le condizioni per il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffrescamento rinnovabili negli edifici, nell’industria e nelle reti; ma anche sostenere la competitività dell’industria dell’energia pulita dell’Ue. Tre gli obiettivi del futuro piano d’azione dell’Ue sulle pompe di calore che la Commissione europea dovrebbe presentare entro la fine del 2023 sotto forma di una comunicazione e di cui ha avviato in questi giorni una consultazione pubblica che rimarrà aperta fino al 26 maggio per accogliere commenti di parti interessate e mondo industriale.
In audizione all’Europarlamento a inizio marzo, la commissaria europea per l’energia, Kadri Simson, aveva dichiarato di voler sfruttare a pieno tutto il potenziale del biometano e delle pompe di calore, promettendo una iniziativa pratica per promuovere la produzione di biometano entro la fine dell’anno e una strategia dedicata alle pompe di calore, in linea con gli obiettivi del piano ‘REPowerEu’, presentato a maggio di un anno fa per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi.
Il futuro piano d’azione dovrebbe intervenire su quattro filoni, a partire da una partnership tra la Commissione, i paesi dell’Ue e il settore industriale (compresa la ricerca e innovazione) che potrebbe tradursi in una piattaforma, un acceleratore o, ancora, un partenariato dedicato alle pompe di calore. Poi ancora ci sarà un’attenzione particolare alla comunicazione e un partenariato o un’alleanza dedicata alle competenze nel settore. Il terzo punto sarà l’aggiornamento del quadro normativo, per dare un “segnale politico forte” al mercato, anche nell’ottica di eliminare gradualmente le caldaie individuali entro il 2029. L’ultima priorità del piano d’azione riguarda l’accessibilità dei finanziamenti, per individuare le possibilità di finanziamento per la diffusione delle pompe di calore individuali e per le reti di riscaldamento alimentate da grandi pompe di calore nell’ambito di strategie di riscaldamento e raffrescamento a livello locale e regionale, specialmente per le persone meno abbienti, come le persone in condizioni di povertà energetica.
Bruxelles stima che circa il 50% di tutta l’energia consumata oggi nell’Ue sia usata per il riscaldamento e il raffrescamento, e oltre il 70% del riscaldamento e del raffrescamento si basi ancora sui combustibili fossili, soprattutto sul gas naturale. Nel settore residenziale circa l’80% del consumo finale di energia è usato per riscaldare gli ambienti e l’acqua. Ma presto sarà fisicamente impossibile migliorare ancora l’efficienza energetica degli apparecchi di riscaldamento dell’ambiente e degli scaldacqua a combustione e dunque per ridurre ulteriormente l’energia impiegata per riscaldare gli ambienti e l’acqua sarà necessario ricorrere a tecnologie nuove e più efficienti, come le pompe di calore, che sono anche tecnologie energetiche rinnovabili.
Attraverso il piano ‘REPowerEU’, l’esecutivo comunitario ha promosso una più rapida diffusione delle pompe di calore individuali negli edifici e delle pompe di calore su vasta scala nelle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Questo si traduce nell’obiettivo di installare almeno 10 milioni di nuove pompe di calore entro il 2027. Inoltre, con l’eliminazione graduale delle caldaie individuali entro il 2029 nell’ambito della nuove regole sulla progettazione ecocompatibile, si prevede che entro il 2030 saranno installate almeno 30 milioni di pompe di calore in più rispetto al 2020, la maggior parte delle quali idroniche (comprese quelle ibride), ovvero quelle che sfruttano il meccanismo aria-acqua e dunque l’energia naturale che è contenuta nell’aria.