Dal Marocco al Kenya: i Paesi pilota e i primi progetti del Piano Mattei

Si comincerà da alcune nazioni africane

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Il Piano Mattei per l’Africa, presentato dalla premier Giorgia Meloni in Senato in occasione del vertice Italia-Africa, è un piano di interventi strategici, concentrato su priorità di medio e lungo periodo. Perché, spiega la presidente del Consiglio, “occorre dire basta anche alla logica delle risorse spese in miriadi di micro interventi che non producono risultati significativi”.

Cinque sono le grandi priorità di intervento: istruzione e formazione; salute; agricoltura; acqua ed energia. Sono state individuate, per iniziare, alcune nazioni africane, suddivise nel quadrante subsahariano e in quello nordafricano, con l’obiettivo di estendere progressivamente questa iniziativa seguendo una “logica incrementale”. La premier ne cita alcune nel suo intervento di apertura dei lavori.

In Marocco si realizzerà un “grande centro di eccellenza” per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili. C’è in programma il rafforzamento dei legami tra il sistema scolastico italiano e quelli delle Nazioni africane.

Una riqualificazione infrastrutturale delle scuole avverrà già nel 2024 in Tunisia, con la formazione e l’aggiornamento dei docenti e gli scambi di studenti e insegnanti. Sempre in Tunisia, si lavora al potenziamento delle stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di otto mila ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare.

In Costa d’Avorio l’obiettivo è migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari di cura, con un’attenzione particolare ai più piccoli, alle mamme e alle persone più fragili.

Sarà poi avviato in Algeria un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Mozambico sarà costruito un centro agroalimentare per valorizzare le eccellenze e le esportazioni dei prodotti locali.

In Egitto si prevede di sostenere, in un’area a 200 km da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione, oltre ad accompagnare la formazione professionale.

Nella Repubblica democratica del Congo, c’è l’impegno alla costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell’acqua soprattutto a fini agricoli, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile.

In Etiopia, si avvierà il recupero ambientale di alcune aree e il risanamento delle acque, anche attraverso la formazione e il sostegno tecnico alle Università locali.

In ambito energetico, tra le iniziative la premier ricorda quella in Kenya dedicata allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a circa 400 mila agricoltori entro il 2027.

“Questo scambio funziona se ci sono anche infrastrutture di connessione tra i due continenti”, ricorda Meloni, che cita l’interconnessione elettrica ELMED tra Italia e Tunisia e il Corridoio H2 Sud per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale passando per l’Italia.