“Meccanica, mezzi di trasporto, alimentari, moda, alcuni beni di largo consumo sono in pole position per sfruttare il super-dollaro, così come si avvantaggiano le strutture turistiche“. Così, intervistato da Repubblica, Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, che fa il punto sulla ‘debolezza’ dell’euro. “Quando una valuta perde terreno – spiega – gli effetti non sono mai univoci: ci sono settori che sfruttano il vantaggio competitivo per vendere meglio all’estero beni e servizi, altri che pagano di più le importazioni“.
E allora chi ci guadagna? “Il settore manifatturiero – dice De Felice – lo stesso settore che l’anno scorso ha esportato beni per 47 miliardi di euro solo verso gli Stati Uniti rispetto a un import di 12,4 miliardi. Per noi gli Usa rappresentano il terzo mercato di sbocco, con una quota di export pari al 9,9%: è chiaro che un euro debole rende più attraenti le nostre merci oltreoceano“.