Sono passati diversi mesi dal viaggio in Emilia-Romagna e per la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è stato di nuovo il momento di tornare in un Paese membro colpito dai disastri naturali che stanno sconvolgendo il continente. Lo scorso 9 agosto la numero uno dell’esecutivo Ue si è recata in Slovenia per “testimoniare sul campo la distruzione causata dalle inondazioni e discutere del sostegno dell’Unione” – testuali parole della leader dell’esecutivo comunitario – in particolare di quello finanziario per la ripresa e la ricostruzione. Perché oltre al messaggio di solidarietà alla popolazione slovena colpita dagli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici, von der Leyen era attesa a Lubiana per illustrare in quale modo Bruxelles potrà sostenere a livello economico il Paese membro coinvolto dal più grave tra i disastri naturali della sua storia.
Il copione sembra molto simile a quello già visto proprio in Emilia-Romagna lo scorso 25 maggio (incontro con il primo ministro, Robert Golob, visita alle aree più colpite, punto stampa congiunto), con l’attenzione tutta rivolta a ciò che von der Leyen ha detto a proposito del “modo con cui l’Unione Europea può supportare gli sforzi di prevenzione e soccorso“, ha spiegato lo scorso 8 agosto la portavoce dell’esecutivo comunitario Arianna Podestà nel corso del punto quotidiano con la stampa europea. Come per Roma (che ha presentato il 24 luglio la richiesta formale) anche a Lubiana c’è particolare interesse per i finanziamenti che potranno arrivare dal Fondo di solidarietà, ma per la ricostruzione e la ripresa dai disastri naturali “ci sono anche altri fondi da poter mobilitare, compresi quelli di Coesione e quelli del Next Generation Eu”, ha ricordato sempre nel punto con i giornalisti di Bruxelles il portavoce della Commissione Adalbert Jahnz. Dal momento in cui “la questione riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici e la necessità dell’Unione di essere preparata”, il Berlaymont sta mettendo in campo “una strategia europea per l’adattamento, con un lavoro costante con i Paesi membri“.
In primis c’è, appunto, il Fondo di solidarietà. Si tratta di un dispositivo che permette di mobilitare fino a 500 milioni di euro all’anno – oltre ai fondi non spesi dell’anno precedente – per coprire parte dei costi per la ricostruzione. Gli Stati membri colpiti da disastri naturali possono richiederne l’attivazione alla Commissione entro 12 settimane dalla data dei primi danni rilevati, allegando alla domanda una stima dei danni. Questo dispositivo ammette interventi d’emergenza come il “ripristino immediato del funzionamento delle infrastrutture nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione”. Dalla sua attivazione nel 2002 quasi un terzo degli 8,2 miliardi di euro complessivi – circa 3 miliardi – sono stati destinati all’Italia (per la Slovenia al momento 48 milioni di euro). Nel quadro della revisione del bilancio pluriennale Ue, l’esecutivo comunitario ha anche proposto di aumentare gli stanziamenti per il Fondo di solidarietà europeo di 2,5 miliardi di euro “per affrontare i disastri a ripetizione”, dal momento in cui “i cambiamenti climatici sono destinati a rimanere e i fondi correlati a eventi meteorologici estremi devono sostenere gli sforzi di preparazione – e nel caso di ricostruzione – dei Paesi membri”.
A questi si sommano poi i fondi di Coesione e i fondi del Next Generation Eu. I portavoce della Commissione Ue hanno ricordato che nel quadro del bilancio 2021-2027 sono previsti “capitoli specifici che riguardano la preparazione” a disastri naturali come alluvioni e incendi. Per esempio, “per la Slovenia sono previsti quasi 10 milioni di euro” dai fondi di Coesione “e anche per gli altri Stati membri sono previste cifre considerevoli”, a cui si somma la possibilità di riorientare gli stanziamenti già presentati alla Commissione. Per quanto riguarda il Next Generation Eu, come sottolineato in Emilia-Romagna dalla presidente von der Leyen, “abbiamo 6 miliardi di euro per la prevenzione delle inondazioni e dei terremoti, e il rafforzamento delle infrastrutture” e il fondo da 750 miliardi di euro prevede – oltre a quelli del bilancio 2021-2027 – finanziamenti aggiuntivi da 1,9 miliardi di euro per la riserva rescEu che potenzia le componenti della gestione del rischio di catastrofi e disastri naturali.