“Pur nella consapevolezza che l’intero sistema industriale italiano è a rischio paralisi tra aumenti delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento delle forniture e costo dell’energia, nel decreto manca la determinazione di cui c’è assoluto bisogno in periodi eccezionali come quelli che stiamo vivendo“. Così i presidenti di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella, di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari e di Confindustria Piemonte, Marco Gay, insoddisfatti a seguito delle misure approvate dal Consiglio dei Ministri per arginare il caro energia.
Tra le imprese del Nord c’è fortissima preoccupazione: occorre intervenire immediatamente, con ogni misura possibile e sostenibile, per compensare l’aumento dei costi dell’energia – anche attraverso un price cap/tetto sui prezzi – e gli effetti delle sanzioni legate alla guerra per i settori o le imprese direttamente colpite. L’Italia e la sua industria stanno pagando il prezzo più alto d’Europa.
La trasparenza del mercato energetico – si legge in un comunicato stampa congiunto – deve poter permettere di legare al costo delle forniture il prezzo al cliente, non ai valori oscillatori delle speculazioni quotidiane. Anche il sistema fiscale che grava sui prodotti energetici va reso lineare, chiaro e trasparente. Non è possibile che le imposte raddoppino il costo del carburante e siano la sommatoria di accise accumulate nei decenni senza più alcun riferimento alla situazione attuale.
Le ipotesi o gli scenari di riduzione ‘teorici’ dei consumi energetici dell’industria “sono insostenibili“. Le strategie europee, a partire dal Fitfor55, costruite e calate dall’alto, vanno riviste in una logica di transizione sostenibile, non di obiettivi astratti irraggiungibili per tutti i settori industriali, dalle plastiche all’auto. “La transizione va discussa, condivisa e programmata insieme all’industria“. Visto il diverso impatto del costo dell’energia nei vari Paesi europei le imprese italiane sono quelle la cui competitività è maggiormente a rischio.
“Il Paese deve definire rapidamente un vero e proprio Piano energetico nazionale che preveda un nuovo mix di forniture e fonti“, affermano i presidenti. Occorre accelerare la realizzazione degli impianti di rinnovabili sbloccando, nell’interesse nazionale, gli iter autorizzativi, oggi di fatto bloccati in molti ambiti ed aree. Contemporaneamente è indispensabile accelerare l’aumento del prelievo nazionale di gas, anche con nuove esplorazioni, e riattivare gli investimenti previsti sui rigassificatori.
Il Pnrr può essere parzialmente rivisto e rimodulato in funzione della necessità di sostenere gli investimenti in campo energetico, mentre con maggiore decisione devono essere riprese le riforme timidamente approcciate in questi mesi: prima di tutte quella del fisco, intervenendo strutturalmente sul cuneo fiscale. Gli effetti dell’inflazione sui salari rischiano di essere ulteriormente deprimenti per l’economia e per le imprese italiane.