
Acquisti comuni e riserve strategiche di materie prime critiche. Poi ancora, Club delle materie prime critiche e approfondimento dei partenariati bilaterali. La Commissione europea sta portando avanti il lavoro sul ‘Critical Raw Material Act’, la futura legge dell’Ue per le materie prime critiche che costituisce uno dei tre pilastri normativi del Piano industriale per il Green Deal insieme alla riforma del mercato elettrico e il ìNet-Zero Industry Act’, per l’industria a zero emissioni. Tutti e tre gli atti normativi sono in calendario per il 14 marzo, in tempo perché siano discussi al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. Sulla Legge per le materie prime, a quanto si apprende, il futuro atto normativo avrà due ‘anime’: una di natura commerciale e una di natura regolamentare.
La prima ‘anima’ commerciale assumerà, probabilmente, la forma di una comunicazione non vincolante sugli aspetti della diversificazione delle forniture e sull’approfondimento di partenariati bilaterali come quelli che l’Ue ha già con il Canada. Ci sarà lo sforzo a rafforzare questi rapporti in chiave bilaterale, ma anche multilaterale: è in questo contesto che la Commissione europea lancerà un ‘Club delle materie prime critiche’, anche se per il momento non c’è l’idea di dar vita a un vero e proprio nuovo organismo. L’idea che prende piede è quella di usare l’iniziativa ‘Global Gateway’ per finanziare progetti di investimento in Paesi terzi ricchi di materie prime, ad esempio per la loro estrazione. La seconda parte dell’atto sarà quella regolamentare, di cui si sta occupando la DG Grow, la direzione generale della Commissione europea che si occupa di Mercato interno, industria, imprenditoria e Pmi. A quanto si apprende, si lavora a un regolamento vero e proprio per stimolare e accelerare la trasformazione in chiave di autonomia strategica per quanto riguarda la produzione, l’assemblaggio e il riciclo di materie prime sensibili e altri minerali.
Nella sostanza, si lavora per attribuire l’etichetta di ‘progetto di interesse comune’ a progetti o iniziative che sono finalizzati all’estrazione o alla lavorazione o anche al riciclo delle materie prime che la Commissione Ue definirà ‘critiche’. L’atto conterrà un elenco di materie prime che la Commissione Ue considera essenziali per la doppia transizione verde e digitale, come il litio per le batterie o il silicio metallico per i semiconduttori. Dovrebbero essere circa una ventina. L’etichetta di ‘progetto di interesse comune’ significa vedersi riconosciuti processi accelerati per l’approvazione ma soprattutto significa accesso agevolato ai finanziamenti (sia aiuti di stato e sia fondi europei). A livello regolamentare prende forma anche l’idea di acquisti congiunti e costruzione di riserve comuni strategiche sulle materie prime critiche, come è stato per il gas durante la crisi energetica o con i vaccini durante la pandemia. Per l’Italia, questa iniziativa italiana può significare dare slancio all’industria che si occupa di economia circolare, concentrando gli sforzi sul riciclo e riuso delle materie prime, più che sull’estrazione.