Entro il 2023 piano Ue sulle pompe di calore

Bruxelles ha aperto la consultazione

pompe di calore

Dare vita a una partnership tra la Commissione, i paesi dell’Ue e il settore industriale (compresa la ricerca e innovazione) che potrebbe tradursi in una piattaforma, un acceleratore o, ancora, un partenariato dedicato alle pompe di calore; un’alleanza dedicata alle competenze nel settore; un nuovo quadro normativo per dare un “segnale politico forte” al mercato, anche nell’ottica di eliminare gradualmente le caldaie entro il 2029 (come previsto dalle norme sull’ecodesign); e poi accessibilità dei finanziamenti, per individuare le possibilità di finanziamento per la diffusione delle pompe di calore individuali e per le reti di riscaldamento alimentate da grandi pompe di calore nell’ambito di strategie di riscaldamento e raffrescamento a livello locale e regionale. Sono quattro i pilastri del futuro piano d’azione sulle pompe di calore che la Commissione europea dovrebbe proporre entro la fine del 2023, su cui ha aperto una consultazione pubblica fino alla fine di agosto.

L’obiettivo del piano d’azione sarà quello di accelerare i progressi nella decarbonizzazione del sistema energetico, creare le condizioni per il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffrescamento rinnovabili negli edifici, nell’industria e nelle reti; ma anche sostenere la competitività dell’industria dell’energia pulita dell’Ue. Il piano dovrebbe essere una comunicazione, dunque non legislativa. In audizione all’Europarlamento a inizio marzo, la commissaria europea per l’energia, Kadri Simson, aveva dichiarato di voler sfruttare a pieno tutto il potenziale del biometano e delle pompe di calore, promettendo un’iniziativa pratica per promuovere la produzione di biometano entro la fine dell’anno e una strategia dedicata alle pompe di calore, in linea con gli obiettivi del piano ‘REPowerEu’, presentato a maggio di un anno fa per affrancare l’Ue dalla dipendenza dai combustibili fossili russi.

Bruxelles stima che circa il 50% di tutta l’energia consumata oggi nell’Ue sia usata per il riscaldamento e il raffrescamento, e oltre il 70% del riscaldamento e del raffrescamento si basi ancora sui combustibili fossili, soprattutto sul gas naturale. Nel settore residenziale circa l’80% del consumo finale di energia è usato per riscaldare gli ambienti e l’acqua. Ma presto sarà impossibile migliorare ancora l’efficienza energetica degli apparecchi di riscaldamento dell’ambiente e degli scaldacqua a combustione e dunque per ridurre ulteriormente l’energia impiegata per riscaldare gli ambienti e l’acqua sarà necessario ricorrere a tecnologie nuove e più efficienti, come le pompe di calore, che sono anche tecnologie energetiche rinnovabili.

Attraverso il piano ‘REPowerEU’, l’esecutivo comunitario ha promosso una più rapida diffusione delle pompe di calore individuali negli edifici e delle pompe di calore su vasta scala nelle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Questo si traduce nell’obiettivo di installare almeno 10 milioni di nuove pompe di calore entro il 2027. Inoltre, con l’eliminazione graduale delle caldaie individuali entro il 2029 nell’ambito delle nuove regole sulla progettazione ecocompatibile, si prevede che entro il 2030 saranno installate almeno 30 milioni di pompe di calore in più rispetto al 2020, la maggior parte delle quali idroniche (comprese quelle ibride), ovvero quelle che sfruttano il meccanismo aria-acqua e dunque l’energia naturale che è contenuta nell’aria.