Gianneschi: Per rilanciare l’Italia serve più sostegno alle aziende

Snellire la burocrazia è fondamentale per il Ceo di Gianneschi pumps and blowers, leader della nautica da riporto

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Negli ultimi mesi le imprese italiane hanno dovuto fare i conti con una crisi senza precedenti. In settori di nicchia però, come quello della nautica da diporto, si è continuato a lavorare senza sosta, trovando nuovi piani di rilancio per far fronte all’emergenza. È il caso della Gianneschi pumps and blowers, un’azienda toscana che da oltre mezzo secolo punta a valorizzare il territorio e l’artigianalità del made in Italy. A raccontarcene la storia è Alessandro Gianneschi, uno dei due soci, che oggi più che mai sente l’urgenza di una risposta decisa e immediata da parte del Governo, per sostenere un settore che da anni porta alto il nome dell’Italia nel mondo.

La vostra è un’azienda con oltre cinquant’anni di storia, ma come è nata e cosa vi ha spinti a investire nel settore della nautica?
L’azienda è stata fondata da mio padre, Luigi Gianneschi, nel 1969. Inizialmente era una semplice officina. Dalla riparazione di motori ed elettropompe alla rivendita di accessori termosanitari – complice il mare della Versilia e il nostro attaccamento al territorio – abbiamo pian piano iniziato ad approcciarsi alla nautica da diporto, specializzandoci poi in questo campo. Oggi l’azienda lavora sia in ambito nazionale sia internazionale, anche oltreoceano. A gestire l’attività siamo io e mio fratello Cristiano, insieme ad altri 40 collaboratori su una superficie di circa 10mila metri quadrati.

Qual è il vostro punto di forza e come vi vedete da qui a dieci anni?
Il mercato dello yacht negli ultimi anni è cresciuto sempre di più, specializzandosi in elettropompe e autoclavi, ventilazione e scaldabagno. Il nostro è un settore di nicchia, ma con un grande potenziale. Oggi copriamo dai 12 ai 140 metri, riuscendo ad accontentare tutti i tipi di yacht. La nostra è un’azienda in fortissima espansione. Nei prossimi cinque anni vogliamo valorizzare ancora di più le famiglie di prodotto senza perdere l’artigianalità e la località che ci contraddistinguono. Il nostro punto di forza è infatti proprio l’attaccamento alla Toscana, dove siamo nati. Qui produciamo tutti i nostri prodotti controllandone l’intera filiera, e facciamo tantissima customizzazione, anche per un singolo pezzo. Perché a volte anche un piccolo accessorio può fare la differenza.

Card 20 Gianneschi Tavola disegno 1

Come avete affrontato questo periodo di emergenza e quali piani di rilancio avete individuato per la vostra azienda?
Abbiamo capito subito che l’emergenza non sarebbe finita in breve tempo. Quando abbiamo riaperto, dopo il primo lockdown, ci siamo attrezzati e siamo tornati a lavorare anche grazie ai grandi spazi a nostra disposizione. Abbiamo comunque deciso di far rientrare le persone scaglionate all’interno dei vari reparti. I nostri dipendenti sono infatti un po’ la nostra famiglia e vogliamo che si sentano sempre al sicuro in azienda. Per restare in corsa poi, visto il blocco prolungato delle fiere di settore, abbiamo deciso di spingere sugli investimenti, accelerando su quei progetti che avevamo già in mente di fare gradualmente negli anni. A partire da settembre dello scorso anno abbiamo introdotto un nuovo gestionale aziendale, abbiamo attivato una nuova sala prova con lettura automatica delle performance dei prodotti, abbiamo previsto un collegamento automatico del collaudo a fine linea di ogni prodotto al nuovo gestionale ( importante per la gestione dei seriali delle matricole e conseguenze rintracciabilità dei ricambi) e redatto un nuovo catalogo per i clienti.

Ci ha parlato del vostro attaccamento al territorio, ma quanto di questo è presente all’interno della vostra politica di assunzione?
La nostra azienda da sempre attiva stage e percorsi formativi con scuole e università locali. Una buona parte dei nostri dipendenti arriva proprio da scuole tecniche toscane. Abbiamo molti giovani e anche una buona componente femminile. La nostra intenzione in futuro è quella di aumentare la percentuale di donne presenti in azienda che, proprio in questo periodo di difficoltà, si sono rivelate preziose e spesso anche più intuitive di noi uomini.

Sappiamo che suo padre era membro del consiglio di UCINA Confindustria Nautica e lei stesso oggi ne fa parte. Dal suo punto di vista, si potrebbe fare di più per il vostro settore? Cosa si aspetta dal Governo?
Dal punto di vista di associazione di categoria Confindustria Nautica, durante il periodo del lockdown, è stata molto vicina alle aziende cercando di supportarle per una rapida riapertura. Le nostre aziende, fatta eccezione per la cassa integrazione, non hanno avuto altri tipo di supporto. C’è bisogno di più sostegno da parte dello Stato ad azioni di internazionalizzazione, digitalizzazione, defiscalizzazione, solo per citarne alcune. Sarebbe importante anche una nuova riforma del lavoro, in modo da rendere le nostre aziende più competitive e allineate con le cugine europee, oltre a supportare meglio i dipendenti e i collaboratori delle aziende con sgravi sugli stipendi e sugli straordinari.