Il faro dei microchip per la nuova legge Ue sull’industria a emissioni zero

L’obiettivo è raddoppiare l’attuale quota di mercato globale al 20% entro il 2030

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Una legge per l’industria a emissioni zero sul solco della strategia sui microchip. È questo quello che emerge dalle intenzioni della Commissione Ue a proposito dei lavori sul Green Deal per l’industria europea e il Net-Zero Industry Act, per rispondere all’Inflation Reduction Act (Ira) degli Stati Uniti, il piano da 370 miliardi di dollari di sussidi verdi per lo sviluppo delle tecnologie pulite sull’altra sponda dell’Atlantico. “Serve una legge europea per le clean-tech, così come abbiamo fatto con il Chips Act”, ha messo in chiaro il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, alla sessione plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo.

Illustrando le direttrici del Net-Zero Industry Act annunciato al World Economic Forum di Davos dalla numero uno dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, il titolare per il Mercato interno ha fatto un parallelismo con la legge europea sui microchip dello scorso anno per chiarire le intenzioni della nuova legge europea sul tavolo della Commissione: “Per la transizione digitale abbiamo prefissato l’obiettivo di portare in Europa la quota di semiconduttori a livello globale al 20% al 2030 e per questo abbiamo proposto l’European Chips Act”. Lo stesso deve essere fatto per la transizione verde: “Per diventare il primo continente climaticamente neutro, serve una base industriale forte nell’ambito delle tecnologie pulite”. Ecco perché il compito del gabinetto von der Leyen sarà quello di “fissare obiettivi chiari per l’industria manifatturiera delle tecnologie pulite al 2030”, come per esempio “batterie, pannelli solari, turbine eoliche e tutte le tecnologie che consentono la produzione di tecnologie-chiave per la nostra transizione verde”.

Nel Net-Zero Industry Act sarà inclusa una “riduzione degli oneri amministrativi, con procedure di rilascio delle autorizzazioni più accelerate” per le clean-tech, rendendo la legge Ue “un veicolo politico e legislativo che ci consentirà di garantire trasparenza e coordinamento europeo, piuttosto che la dipendenza da soluzioni unicamente nazionali”, ha aggiunto il commissario Breton. La chiave è il “sostegno alla domanda di soluzioni europee con appalti pubblici” e la necessità di un “pilastro di finanziamento europeo, in cui semplificazione e rapidità saranno gli elementi chiave”. Il Net-Zero Industry Act dovrebbe costituire la leva normativa per affrontare un contesto di competizione globale sempre più complicato per i Ventisette: “Gli investimenti nelle tecnologie pulite e verdi del futuro sono riorientati fuori dall’Unione Europea”, è l’avvertimento di Breton sul “rischio ben presente di delocalizzazione delle imprese”.

Il punto di riferimento è l’European Chips Act, presentato l’8 febbraio 2022 con l’obiettivo di raddoppiare l’attuale quota di mercato globale al 20% entro il 2030. In altri termini, equivale a quadruplicare la produzione dei microchip, dal momento in cui il settore è destinato a raddoppiare esso stesso nel prossimo decennio. Sul piano dell’architettura finanziaria, saranno mobilitati 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati, concentrandosi su tre pilastri fondamentali. Il primo è la Chips for Europe Initiative, l’iniziativa che metterà in comune le risorse per sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche e le relative attività di ricerca e innovazione. Il secondo pilastro è un nuovo quadro per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, attirando maggiori investimenti, mentre cruciale sarà il terzo caposaldo, ovvero il meccanismo per monitorare la catena di fornitura dei semiconduttori e coordinare le azioni in situazioni di crisi.