Il ‘nuovo fisco’ ha scelto la strada della compliance, diminuendo le attività di controllo nei confronti delle piccole imprese e cercando di incentivare i contribuenti a dichiarare spontaneamente i propri redditi, adempiendo agli obblighi tributari senza necessità di interventi coercitivi.
L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha ridotto significativamente i controlli sulle piccole imprese, concentrandosi di più sui grandi evasori. Un cambio di strategia dettato dalla constatazione che i costi e il tempo impiegato per verifiche su contribuenti di modeste dimensioni non sempre sono giustificati dai risultati ottenuti in termini di recupero del gettito.
“Le lettere di compliance, che invitano i contribuenti a correggere eventuali errori nelle loro dichiarazioni prima che si trasformino in controversie – spiega Gianluca Buselli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – hanno avuto un ruolo centrale nella riduzione dei contenziosi tributari e sono in linea con le direttive europee che chiedono un sistema di contenzioso fiscale più efficace e snello. Un altro strumento chiave di questa nuova strategia è il concordato preventivo biennale – prosegue Buselli – che vuole spingere i contribuenti a dichiarare progressivamente redditi più elevati, in cambio di agevolazioni fiscali, quali l’applicazione di una imposta sostitutiva simile alla Flat Tax incrementale invece dell’Irpef progressiva”.
Questo incentivo è legato al voto raggiunto con gli ISA, e il maggior reddito dichiarato viene tassato con un’aliquota ridotta.