Internet delle cose, la rivoluzione rallenta ma non si ferma

internet of things

Continua la transizione dell’economia italiana verso l’IoT. Il settore, che ha perso 300 milioni di euro nel 2020, oggi genera 6 milardi. Si moltiplicano le applicazioni per industria e agricoltura, pronte a sfruttarne le potenzialità. I contatori smart perdono terreno, ma valgono un quarto del comparto. 

I temi

  • Il business nel bel paese
  • Contatori smart in lieve flessione
  • Bene auto, immobili e agricoltura
  • Fabbriche più intelligenti, 385 milioni investiti
  • Caccia a lampadine e speaker

 

L’Internet delle cose (IoT) oggi rappresenta un’avanguardia sia in ambito tecnologico che economico. Formulata per la prima volta nel 1999 dall’ingegnere Kevin Ahston dell’Mit, questa espressione identifica la possibilità di potenziare ogni oggetto presente nella nostra vita quotidiana, connettendolo al web. Una vera e propria rivoluzione, che negli anni è stata applicata a 360 gradi: dai più piccoli sensori, fino alle automobili e alle grandi città, che ora si danno fa fare per diventare smart city. Parallelamente alla crescita delle applicazioni della tecnologia IoT, anche il loro business è decollato. Una parabola ascendente che ha toccato anche l’Italia, dove questo mercato valeva ben 6 miliardi al termine del 2020. Ad evidenziarlo sono i dati diffusi dall’Osservatorio Osservatorio Internet of things della School of Management del Politecnico di Milano, presentato lo scorso aprile.

Nonostante la leggera flessione causata dal lockdown, pari appena al 3% rispetto al 2019, l’anno della pandemia ha visto affermarsi l’Iot in una serie di settori centrali per il bel paese. Tra questi spiccano gli edifici smart, industria e agricoltura. Una serie di comparti dal valore aggiunto importante. Nello stesso periodo, tuttavia, si segnala anche il rallentamento di applicazioni centrali come i contatori energetici e le smart home. Tutti ambiti da cui non si può prescindere per portare a termine una vera e propria rivoluzione IoT.

Il business nel Bel Paese

 

mercato internet of things

Scorrendo i dati diffusi dal Politecnico di Milano, ci si accorge subito che l’IoT è già una realtà fiorente in Italia. Il suo mercato valeva complessivamente 6 miliardi di euro al termine del 2020: appena 300 milioni in meno del 2019. Quella legata al lockdown, va detto, è stata la prima contrazione che questo settore ha registrato da quando ha fatto il suo ingresso su vasta scala, nei primi anni duemila.

Per farsi un’idea del business generato dall’IoT vanno poi conteggiati anche altri 6 miliardi di euro, corrispondenti al traffico dati utilizzato per far dialogare gli oggetti smart. Una cifra da dividere a metà tra reti mobili e altre soluzioni, come ad esempio le reti Low provider wide area (Lpwa). Quest’ultima tecnologia è nata per garantire i bassi costi e consumi e l’alta densità che servono per rendere l’IoT conveniente. Ad oggi nel bel paese se ne contano per la prima volta un milione. Un balzo in avanti del 100% rispetto al 2019.

È interessante, inoltre, dare uno sguardo al valore del comparto dei servizi legati all’internet delle cose. Un ambito che testimonia la reale utilità della tecnologia 4.0 nella vita degli italiani. Nel complesso il settore ha generato 2,4 miliardi: una cifra che segna un incoraggiante +4% rispetto all’anno precedente. Un traguardo storico, specie se consideriamo che il Pil nello stesso periodo è diminuito dell’8,9%.

Contatori smart in lieve flessione

 

Un quarto del mercato dell’IoT italiano è rappresentato dai contatori smart: dispositivi in grado di comunicare direttamente alla società fornitrice consumi ed eventuali criticità. Una tecnologia che oggi viene applicata su vasta scala alle utenze di acqua, luce e gas. Insieme agli interventi di manutenzione dei dispositivi, infatti, questo comparto vale complessivamente 1,5 miliardi di euro (-13% rispetto al 2019). Nel 2020 sono stati installati nel bel paese 2,7 milioni i contatori gas connessi nelle case degli italiani: ormai il 69% delle abitazioni sfrutta questa tecnologia. Gli smart meter elettrici di seconda generazione installati sono stati invece 4,8 milioni. Anche il 50% delle bollette elettriche italiane, dunque, viene calcolata grazie all’IoT.

Bene auto, immobili e agricoltura

 

casa intelligente

Quasi la metà delle auto che circolano in Italia sono connesse tramite tecnologia IoT. Si tratta di 17,3 milioni di veicoli. Il -2% registrato rispetto al 2019 non demoralizza dunque le aziende protagoniste del settore, considerando che le spese complessive ammontano a 1,2 miliardi di euro.

Bene anche il settore degli immobili intelligenti. Un ambito che ha visto l’IoT applicato in particolare alla videosorveglianza degli ambienti e alla gestione dei consumi energetici. Sempre più
italiani, ad esempio, utilizzano della app per monitorare la propria casa quando devono allontanarsi.

Un settore che nel 2020 ha trovato nel 4.0 un’occasione di rilancio, infine, è l’agricoltura. È sorprendente il ventaglio di applicazioni dell’IoT in questo campo. Spaziano infatti dalla lotta biologica nei camp a nuovi metodi di irrigazione: anche in questo caso capaci di limitare i consumi. Persino il controllo dei mezzi agricoli oggi avviene, come per le macchine, tramite tecnologia smart.

Fabbriche più intelligenti, grazie ai 385 milioni investiti

 

Portare l’IoT nelle fabbriche può fare la differenza, abbassando i consumi e monitorando al meglio i processi produttivi. Anche le aziende italiane se ne sono accorte, considerando che nel 2020 hanno investito 385 milioni di euro in questo processo. Una spesa che è cresciuta del 10% rispetto al 2019. Se una volta erano le grandi aziende ad essere più sensibili, in fatto di IoT, oggi anche le Pmi sono all’avanguardia in termini di consapevolezza e propensione a innovare, si legge nel rapporto del Politecnico di Milano. Del resto, ottimizzare i propri cicli di produzione può avere esternalità positive anche sul benessere dei dipendenti.

Caccia a lampadine e speaker

 

Avere una casa più intelligente è il sogno di molti. La spesa per la cosiddetta smart home, tuttavia, è diminuita del 5% nel 2020 in Italia. Calano i sistemi IoT integrati nell’abitazione, da un lato, ma dall’altro non conoscono crisi sono smart speaker e lampadine connesse. Basti pensare che secondo i dati di Strategy analytics, nel primo trimestre 2021 Amazon ha venduto nel mondo 16,5 milioni di smart speaker, contro o 13,2 di Google. Questi dispositivi, oltre ad intrattenere, sono apprezzati perché consentono di controllare luci, termostati e sicurezza della propria abitazione. Persino il colosso coreano Lg ha scelto di investire tutto su questa particolare tecnologia, abbandonando il business degli smartphone.