La crisi diventa opportunità: il nuovo fondo competenze

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L’azienda può rimodulare l’orario di lavoro dei dipendenti per dedicare del tempo a percorsi formativi della durata massima di 250 ore: il Fondo copre i costi legati alla retribuzione e ai contributi, assicurando uno stipendio invariato.

Temi

  • Le finalità del Fondo
  • Come accedere alle erogazioni
  • La dotazione: 730 milioni di euro
  • Formazione: il gap tra Italia e Ue

 

Trasformare la crisi economica innescata dalla pandemia in un’opportunità di crescita professionale per i lavoratori. Questa la filosofia che sta dietro la creazione del Fondo Nuovo Competenze, lo strumento varato dal governo Conte bis con il decreto Rilancio di maggio 2020 (durante il periodo di lockdown nazionale) e confermato anche per la prima metà di quest’anno. Si tratta di un fondo pubblico cofinanziato dal Fondo sociale europeo che dà la possibilità alle aziende di destinare parte dell’orario di lavoro dei dipendenti alla formazione. La retribuzione delle ore assegnate ai percorsi formativi (e i relativi contributi previdenziali) è a carico del fondo, il quale è gestito da Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro). L’orario di lavoro viene dunque rimodulato, tenendo conto delle diverse esigenze produttive legate all’impatto dell’emergenza Covid, e il dipendente (a parità di stipendio) può  acquisire nuove skill, utili soprattutto per adattarsi alle mutate condizioni del mercato del lavoro post-pandemia. Semplificando, una sorta di Cassa integrazione in cui però il lavoratore non rimane inattivo, ma investe il proprio tempo in formazione che può tornare utile sia a sé stesso, che alla propria azienda. E, a proposito di ammortizzatori sociali, il Fondo Nuove Competenze è compatibile con i vari trattamenti di sostegno al reddito, a patto che che non riguardi lo stesso lavoratore nello stesso periodo.

Per poter accedere al Fondo è però necessario che l’azienda rispetti alcuni requisiti e adempia a una serie di passaggi burocratici ben precisi. Per prima cosa, il datore di lavoro deve stipulare un accordo collettivo di rimodulazione dell’orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa, da sottoscrivere entro il 30 giugno 2021. I contratti possono essere a livello aziendale, oppure a livello territoriale tra le associazioni datoriali e rappresentanze sindacali. L’accordo deve esplicitare: il progetto formativo comprensivo dei percorsi di validazione delle competenze; il numero di lavoratori coinvolti; il numero di ore destinato allo sviluppo delle competenze (si può arrivare a un massimo di 250).

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Quali sono gli enti che possono erogare in percorsi formativi? L’azienda si può rivolgere agli enti accreditati per la formazione a livello nazionale e regionale o a altri soggetti che svolgono attività di formazione, come ad esempio università o Istituti tecnici superiori. Oppure, la formazione può essere svolta all’interno della stessa impresa: in questo caso, va dimostrato il possesso dei requisiti tecnici, fisici e professionali di capacità formativa.

La modalità di presentazione delle domande è stata semplificata a partire dallo scorso 18 gennaio con l’attivazione di un apposito servizio online accessibile dal portale MyANPAL con le credenziali Spid. L’Anpal, ricevuta la domanda, chiede poi un parere sul progetto formativo alle Regioni/Province Autonome interessate. In caso di esito positivo, determina poi l’importo massimo riconoscibile al datore di lavoro, mentre se la documentazione viene ritenuta incompleta richiede integrazioni o chiarimenti. Il limite per completare le attività di acquisizione delle competenze è di 90 giorni dalla data di approvazione della domanda: non si tratta di una deadline tassativa, visto che il lasso di tempo può essere esteso in presenza di comprovate ragioni. L’erogazione dei finanziamenti da parte di Anpal avviene in due tranche: il 70% dei costi (retribuzione + contributi previdenzali) subito attraverso l’Inps, il restante 30% alla conclusione del percorso formativo.

L’impegno economico per finanziare il Fondo Nuove Competenze ammonta in totale a 730 milioni di euro: la dotazione iniziale di 230 milioni è stata incrementata di altri 200 per il 2020 e di 300 per quest’anno. A gennaio Anpal ha avviato i versamenti alle 125 imprese ammesse: coinvolti 53mila lavoratori, per un numero di ore di formazione di oltre 5 milioni. La speranza è che il Fondo possa dare una spinta agli investimenti delle aziende in formazione, che in Italia ancora non decollano pur essendo cresciute negli ultimi anni. Secondo i dati più recenti forniti proprio da Anpal, nel 2017 ha partecipato ad attività di istruzione e di formazione il 7,9% degli italiani tra i 25 e i 64 anni, a fronte di una media del 10,2% dell’Ue. L’obiettivo europeo fissato per il 2020 era del 15%, quindi ben distante dalla realtà. La strada da compiere è ancora tanta.