Nel 2024 il numero dei lavoratori in smart working si mantiene stabile rispetto allo scorso anno (con 3,55 milioni di persone), grazie soprattutto all’aumento della diffusione nelle grandi imprese, dove quasi 2 milioni di dipendenti beneficiano della flessibilità del lavoro da remoto.
Il dato emerge dall’ultimo report dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano che evidenzia come le previsioni per il 2025 sono promettenti, con un aumento stimato del 5%, portando a 3,75 milioni il numero complessivo di lavoratori in smart working.
“Una crescita che sarà trainata in gran parte dalle grandi imprese +35%, dalle amministrazioni pubbliche +23% e dalle PMI +9%. Attualmente – spiega Maria Vittoria Tonelli, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – il numero di giorni medi mensili in cui si lavora da remoto varia, 9 giorni nelle grandi aziende, 7 giorni nella PA e 6,6 nelle PMI”.
Il Report ha evidenziato che i dipendenti sono i lavoratori che apprezzano maggiormente il lavoro da remoto, tanto che il 73% di loro è pronto a lottare per conservarlo.
L’Osservatorio ha poi evidenziato che per abolire lo smart working sarebbe necessario compensare i lavoratori con maggiore flessibilità oraria o un aumento salariale significativo di almeno il 20%.
“Lo smart working quindi continua a evolvere e a rispondere alle nuove esigenze di lavoratori e aziende. Recentemente infatti – conclude Tonelli – è stato introdotto anche l’International Mobile Work, adottato dal 29% delle grandi aziende come mezzo per attrarre talenti internazionali e offrire opportunità lavorative indipendentemente dalla distanza geografica”.