Con il Covid-19 il decreto Milleproroghe cambia volto. In passato ridotto a un elenco di rinvii, con poche misure di rilievo, il provvedimento quest’anno assume un peso inedito: è infatti chiamato a rispondere a un’emergenza – sanitaria, economica e sociale – che continua ancora oggi. Non solo: il Milleproroghe, approvato definitivamente a fine febbraio, si colloca in una situazione di “vuoto” politico, facendo da cerniera tra gli ultimi provvedimenti dell’esecutivo di Giuseppe Conte e i primi passi del governo guidato da Mario Draghi.
Tante, dunque, le misure di grande importanza contenute nel Dl 183/2020, spesso legate alla pandemia di coronavirus ancora in corso: i temi trattati sono numerosi e molti toccano da vicino la vita delle imprese.
Le novità sulla chiusura dell’esercizio
Innanzitutto, secondo il decreto l’assemblea ordinaria può essere convocata per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020 entro 180 giorni dalla chiusura dell’esercizio, invece dei “tradizionali” 120. Un’opportunità per tutte quelle realtà che hanno dovuto fare i conti con i rallentamenti delle direzioni amministrative a causa del Covid e che hanno adottato le nuove misure varate per contrastare gli effetti negativi della pandemia (come, ad esempio, la sospensione, completa o parziale, degli ammortamenti nei bilanci).
Le procedure semplificate di svolgimento delle assemblee societarie – come previsto dal decreto Cura Italia – possono poi essere applicate fino al 31 luglio di quest’anno.
Inoltre è stata posticipata al prossimo 30 giugno la scadenza ultima per la costituzione o la trasformazione delle società benefit, uno strumento legale per garantire la missione delle aziende, a dispetto dei cambi di management o di eventuali quotazioni in borsa.
Le proroghe per il fisco
Un tema caldo, poi, è quello del fisco. Per venire incontro a imprese e professionisti, sono stati prorogati alcuni adempimenti tributari. Tra questi la notifica delle cartelle di pagamento, i cui termini di decadenza sono stati posticipati di 14 mesi.
Inoltre, come si legge nel decreto stesso, “gli atti di accertamento, di contestazione, di irrogazione delle sanzioni, di recupero dei crediti d’imposta, di liquidazione e di rettifica e liquidazione, per i quali i termini di decadenza scadevano tra l’8 marzo 2020 e il 31 dicembre 2020, sono emessi entro il 31 dicembre 2020 e sono notificati nel periodo compreso tra il primo marzo 2021 e il 28 febbraio 2022”.
Si tratta comunque di misure “temporanee”, in attesa di un nuovo provvedimento che metterà ordine nel caos delle scadenze.
Lavoro: dallo smart working agli esami di Stato
Il decreto ha toccato anche il mondo del lavoro, le cui dinamiche sono state sconvolte dall’impatto della pandemia. Oltre ad aver prorogato allo scorso 31 marzo la nuova scadenza per le domande di accesso alle casse integrazioni Covid, il provvedimento ha posticipato il termine per lo smart working semplificato al 30 aprile. Questa modalità – assunta per affrontare la situazione di emergenza e ridurre al minimo le attività in presenza, possibile veicolo di contagio – non richiede l’accordo con il singolo lavoratore.
Infine, buone notizie per chi deve affrontare l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione: rimane infatti la prova semplificata, inaugurata già l’anno scorso. Per ora la misura riguarda, ad esempio, i commercialisti e i geometri, ma potrebbero aggiungersi anche gli avvocati.