Motori auto, le imprese chiedono piano di riconversione

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Secondo le stime dell’Anfia sono almeno 600 le imprese che lavorano su componenti e sistemi collegati alla produzione di motori endotermici, a benzina o diesel, con un numero di addetti compreso tra 50 e 60 mila. L’Unione europea potrebbe decidere di mettere al bando i motori tradizionali a partire dal 2035 con importanti ricadute sul tessuto industriale italiano ed europeo. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, diventa dirimente il tavolo aperto al Mise. “La transizione ecologica è una strada tracciata, ma riteniamo che la decisione europea sia univoca, tranchant e non rispetti il principio della neutralità tecnologica perché di fatto privilegia solo la tecnologia elettrica”, le parole di Gianmarco Giorda, presidente di Anfia, riportare dal quotidiano di Confindustria.
Michele De Palma, della segreteria nazionale Fiom, ha fatto il punto della situazione e lo scenario non è rassicurante: “Negli anni abbiamo registrato chiusure, dalla Honeywell in Abruzzo alla TRW di Livorno… Il calo dei volumi produttivi si somma al rischio della missione produttiva per interi stabilimenti, per esempio alla Marelli che produce sistemi di scarico o sospensioni per le auto endotermiche”. La soluzione? È stato ancora Giorda di Anfia a individuarla: “In Italia servono strumenti ad hoc per la trasformazione delle imprese dell’automotive, che siano in grado di mettere le aziende in condizione di riconvertirsi, come incentivi per Ricerca e Sviluppo e nuovi macchinari”.