La Suprema Corte di Cassazione torna a ribadire i criteri per la configurazione del reato di omessa dichiarazione fiscale, disciplinato dall’articolo 5 del D.Lgs. n.74/2000.
“La giurisprudenza richiede, per la configurabilità del reato, non solo la prova dell’omissione, ma anche la dimostrazione del dolo specifico di evasione. Come precisato dalla sentenza n.44507/2024 della Cassazione, il dolo si concretizza nella volontà di omettere la dichiarazione al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte. La sola consapevolezza dell’importo evaso – sottolinea Salvatore Baldino, consigliere d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – non è sufficiente, servono ulteriori elementi probatori per confermare l’intento fraudolento”.
“Un altro chiarimento, riguarda la soglia di punibilità fissata a 50.000 euro di imposta evasa. Per gli Ermellini – prosegue Baldino – il superamento di questa soglia rappresenta un elemento costitutivo del reato. Ciò implica che l’agente debba averne consapevolezza e accettarne il rischio, configurando così anche un dolo eventuale”.