A novembre scorso la produzione industriale è diminuita dell’1,5% rispetto a ottobre. Un crollo rispetto alle stime di un -0,2%. Nella media del trimestre settembre-novembre, meno volatile, si registra una flessione del livello della produzione dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Anno su anno è del 3,1%: incrementi solo per energia (+1%) e beni strumentali (+0,6%), cali invece per beni di consumo (ad esempio apparecchi per uso domestico, mobili o motocicli) e intermedi (prodotti chimici, legati al metallo o al legno) entrambi a -5,7%. A livello congiunturale è il secondo mese consecutivo al ribasso, “l’intonazione negativa di novembre è diffusa a tutti i principali comparti”, precisa Istat. La variazione media annua nel 2023 nel periodo gennaio-novembre è in calo del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2022 e gli attuali livelli di produzione sono inferiori di oltre il 4% rispetto ai mesi pre-Covid.
“I dati sembrano confermare che l’industria – che si è dimostrata relativamente resiliente durante la fase di ripresa post-Covid – si sta sincronizzando con il resto dell’Europa centrale, risentendo del peso di un’economia tedesca debole e di condizioni più morbide di quanto sperato in Cina”, spiegano gli analisti di Ing Bank, senza contare il peso dei tassi che frenano gli investimenti e la domanda.
Anche a dicembre il dato non dovrebbe essere positivo. Secondo i dati raccolti tra il 6 e il 15 dicembre, continua a peggiorare lo stato di salute del settore manifatturiero italiano, con una sostenuta benché più leggera contrazione della produzione e dei nuovi ordini. Conseguentemente alle deboli condizioni della domanda, le aziende hanno ridotto le loro giacenze al tasso record più veloce già raggiunto solo un’altra volta da dicembre 2011. I prezzi di acquisto hanno continuato a calare ma quelli di vendita si sono ridotti solo marginalmente. L’indice Pmi manifatturiero Italiano, un indicatore composito a una cifra della prestazione del settore derivato da indicatori relativi a nuovi ordini, produzione, occupazione, tempi di consegna dei fornitori e scorte di acquisto, ha registrato a dicembre 45.3, in salita da 44.4 di novembre e sopra le attese di 44.4, segnalando però la nona contrazione mensile consecutiva.
“In prospettiva, le indagini congiunturali non legittimano le aspettative di un’imminente inversione di tendenza della produzione industriale italiana. A dicembre la fiducia dei produttori è peggiorata e la stabilizzazione degli ordini su livelli bassi non sembra particolarmente confortante. Il calo della componente produttiva attesa suggerisce che il primo trimestre del 2024 sarà difficile per l’industria. Per il momento, un effetto positivo dal lato dell’offerta guidato dalla deflazione dei prezzi dell’energia sembra un po’ prematuro, dato il lento calo delle scorte. Un miglioramento potrebbe concretizzarsi gradualmente a partire dal secondo trimestre, quando l’effetto delle aspettative di taglio dei tassi dovrebbe iniziare a incidere sulla domanda”, prosegue l’analisi di Ing. A proposito di numero, a dicembre l’Istat ha segnalato un peggioramento della fiducia nella manifattura, con l’indice che scivola da 96,6 a 95,4.
“Avremmo bisogno di cifre molto forti a dicembre affinché l’industria possa fungere da motore della crescita”, conclude Ing, che conferma la “previsione di una lieve contrazione negativa del Pil nel quarto trimestre, che non farebbe altro che confermare che l’economia italiana ha chiuso l’anno in modalità stagnante”.