Pnrr a Bruxelles: per l’Italia evento epocale

L’obiettivo è risollevare le sorti del Paese

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Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, ha ricevuto la benedizione di Camera e Senato ed è stato inviato dal premier Mario Draghi a Bruxelles. Con l’ok della Commissione Europea, l’Italia riceverà 191,5 miliardi di euro fino al 2026, una piccola parte già in estate, sotto forma di anticipo. Il Pnrr è poi affiancato dai 30,6 miliardi del Fondo complementare, per un totale di 222,1 miliardi. Da spendere subito e da spendere bene per il definitivo rilancio del Paese.

Intervento economico epocale

Il Piano prevede riforme strutturali mirate a migliorare Pubblica Amministrazione, giustizia, concorrenza, semplificazione. Non era mai accaduto nella storia repubblicana che un Governo fosse nella condizione di disporre di così tanto denaro, una cifra quasi indeclinabile se riportata al cambio con le vecchie lire. Non a caso, Palazzo Chigi ha parlato di un intervento “epocale per poter riparare i danni economici e sociali della pandemia” e per “risolvere le debolezze dell’economia italiana”.

Le missioni per il destino del Paese

Nel dettaglio, il Pnrr è suddiviso in sei missioni:
1) Digitalizzazione con 49,2 miliardi
2) Rivoluzione verde con 68,6 miliardi
3) Infrastrutture con 31,4 miliardi
4) Istruzione con 31,9 miliardi
5) Inclusione con 22,4 miliardi
6) Salute con 18,5 miliardi

“Il Pnrr non è solo un insieme di progetti, numeri, scadenze e obiettivi. Nell’insieme dei programmi c’è anche il destino del Paese”, ha detto Draghi nella sua esposizione in Parlamento.

Il PNRR per l’industria?

È auspicabile che dal Piano nazionale di ripresa e resilienza possano trarre beneficio le aziende del comparto industriale, uno dei più sofferenti a causa della pandemia. Anche se nel testo non ci sono riferimenti verso progetti industriali mirati a definire una crescita economica. Industria che, va sottolineato, produce il 20% del Pil e che da sempre esercita un effetto trainante su molti altri comparti dell’economia nazionale. Dalla manifattura alla siderurgia, fino al settore automotive con tutte le sue varie accezioni, l’industria non può restare fuori dal Pnrr.