Dai sindacati e dalle sinistre europee arriva la proposta di ridurre le ore di lavoro per aumentare l’occupazione e incentivare la produttività nel lavoratore. La prima sperimentazione ha preso il via in Spagna.
In questo articolo parleremo di:
- Ridurre le ore di lavoro per aumentare l’occupazione
- Il confronto Germania – Italia
- La proposta del sindacato dei metalmeccanici tedesco
- L’esperimento pilota in Spagna
Lavorare di meno per produrre di più. Sembra un paradosso, eppure l’idea di ridurre le ore di lavoro e concedere un giorno di riposo in più, dando vita a una settimana lavorativa di quattro giorni, sta prendendo sempre più piede in Europa. Una discussione avviata già molto tempo prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, che ha ripreso vigore proprio in questi mesi di lockdown: se da un lato, infatti, lo smartworking ha allungato l’orario di lavoro di molti dipendenti, dall’altro ha aumentato il numero di coloro che la propria occupazione l’hanno persa. L’obiettivo è quindi quello di porre un freno alla disoccupazione, incentivando al tempo stesso la produttività del lavoratore. Diversi studi scientifici hanno infatti dimostrato come difficilmente un lavoratore riesca a mantenere alta la concentrazione per otto ore di lavoro consecutive e quanto invece lavorare meno possa aumentare il benessere e diminuire lo stress.
In Italia si lavora di più ma si produce di meno
A farsi portavoce di questa filosofia, soprattutto nel campo dell’industria meccanica e automobilistica, è la Germania che, già da tempo, ha dimostrato con i numeri che è possibile ridurre le ore di lavoro e garantire lo stesso grado di produttività. Non si può dire altrettanto del nostro Paese. In generale, in Europa si lavora mediamente tre ore a settimana in meno rispetto all’Italia che, tra i Paesi europei, è quello con il monte ore annuale più alto: 1.718 ore di lavoro, circa 33 ore settimanali, contro le 1.386, quindi poco più di 26 in una settimana, della Germania. Pur lavorando di più, la produttività in Italia rimane decisamente bassa, è penultima in Europa davanti solo alla Grecia.
La proposta dei sindacati tedeschi
«Per evitare licenziamenti dobbiamo far lavorare tutti, ma meno». Con queste parole Jörg Hofmann, presidente della Metallurgy Union (IG Metall), sindacato dei metalmeccanici tedesco, ha proposto il kurzarbeit, la settimana breve di lavoro. Una risposta necessaria, a detta sua, ai cambiamenti strutturali a cui stanno andando incontro settori come quello dell’industria automobilistica. La IG Metall, d’altra parte, non è nuova a proposte di questo genere: già nel 2018 era riuscita a ridurre il lavoro degli operai a 28 ore settimanali per due anni, con una limitata perdita di salario.
Idee che, tuttavia, non piacciono agli imprenditori tedeschi, che temono invece di andare incontro a una riduzione della produzione a fronte di un aumento dei costi. La settimana breve di lavoro può essere sostenuta inevitabilmente soltanto da alcune categorie di lavoratori, ad esempio quelle che possono contare sullo sviluppo di nuove tecnologie, non da quelle che al contrario necessitano costantemente di manodopera attiva.
Al via la sperimentazione in Spagna
La Germania non è l’unico Paese a farsi promotore di una riduzione dell’orario lavorativo. Da febbraio 2021 la Spagna è partita con la prima sperimentazione al mondo della settimana lavorativa di 32 ore e 4 giorni, su proposta del partito di sinistra Mas Paìs. L’esperimento pilota si svilupperà nei prossimi tre anni e coinvolgerà 200 imprese per un numero totale di dipendenti compreso tra i tre e i seimila. Il governo stanzierà 50 milioni di fondi europei, per accedere ai quali le imprese coinvolte dovranno mantenere o ampliare l’organico e lasciare i salari invariati. Il primo anno conteranno su una copertura da parte dello stato del 100% dei costi di transizione, il secondo anno del 50% e il terzo del 33%. Alla fine si valuteranno i risultati dell’esperimento; risultati che potrebbero segnare una svolta epocale per il mondo del lavoro in tutta Europa.