L’aumento dei costi dell’energia e la persistente scarsità di materie prime continuano a rallentare la ripresa dell’industria. Queste difficoltà – scrive il Sole 24 Ore – non si rilevavano da oltre 30 anni. Secondo l’ultima analisi di Prometeia e Intesa Sanpaolo i motivi sono dovuti allo sviluppo e diffusione del virus nelle varianti Delta e Omicron e alle conseguenti restrizioni che ostacolano esportazioni e importazioni.
Confindustria aggiunge a queste spiegazioni il balzo del 450% – in un anno – dell’energia elettrica. Il 19% delle imprese italiane conferma il fatto che siano presenti criticità sul fronte degli approvvigionamenti e dei tempi di consegna all’estero: “Se nel settore delle macchine utensili, prima della pandemia, per passare da un ordine alla consegna bastavano in media cinque mesi, ora si è passati a nove”, la sottolineatura.
Oltre ai prezzi dell’energia, complessivamente più alti rispetto alla media europea, si aggiungono i recenti rischi geopolitici legati alle pressioni sui prezzi del gas, che non fanno presagire nulla di buono. Questi potrebbero, infatti, influire negativamente sui costi del comparto manifatturiero se si prende in considerazione la quantità di elettricità prodotta dalle centrali a metano (il 47,7% del totale, contro il 26,5% della Spagna, il 16,7% della Germania, dove prevale il carbone e il 6,6% della Francia, che si rifornisce soprattutto con il nucleare). Il mercato italiano è sul filo del rasoio: il perdurare dei rincari, annuncia Prometeia, intensificherà l’instabilità della filiera produttiva penalizzando la ripresa. “Le incognite sull’energia – secondo Franco Gussalli Beretta, presidente dell’associazione – incideranno sulla competitività delle imprese per i mesi a venire”.